Vespe, libellule e blatte, sulle Alpi svizzere dal Triassico

1154*  25 agosto 2024

(Articolo tratto da ansa.it)

Scoperto un sito con 248 fossili di 239 milioni di anni fa.

Una blatta che custodisce le sue uova e la più antica vespa mai conosciuta, ma anche libellule e una varietà di antenati degli insetti acquatici: è un fermo immagine dell’ambiente brulicante di insetti che 239 milioni di anni fa esisteva dove oggi si trovano le Alpi svizzere.

A riportarlo alla luce sono i 248 fossili di decine di specie di insetti scoperti nelle Alpi svizzere, in uno dei siti del Monte San Giorgio, tra il Canton Ticino e la provincia di Varese.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Communications Biology, si deve al gruppo di ricerca guidato dall’italiano Matteo Montagna, dell’Università Federico II di Napoli.

“E’ uno spaccato della comunità di insetti che popolava questo ecosistema, abbiamo sia gruppi terrestri che acquatici e tutti risalenti allo stesso periodo, in un intervallo di appena 2mila o 4 mila anni”, ha detto all’ANSA Montagna, che ha coordinato lo studio, al quale ha partecipato il Museo Cantonale di Storia Naturale di Lugano.

A cavallo tra Italia e Svizzera, il Monte San Giorgio accoglie un insieme di siti di incredibile valore per la presenza di fossili, tanto che l’Unesco lo ha inserito fra le località patrimonio dell’Umanità.

I nuovi scavi hanno ora portato alla luce un’incredibile varietà di insetti, le cui dimensioni variano tra poco meno di 2 millimetri fino a 2,5 centimetri.

C’è il più antico esemplare di vespa mai rinvenuto, una Magnicapitixyela dilettae, e c’è il fossile di una blatta, una femmina nella quale è ben visibile l’involucro che contiene le uova, detto ooteca.

E ancora libellule, insetti acquatici come i tricotteri e terrestri, come le cimici. Importante è anche la presenza di piccoli oggetti tondeggianti sull’addome di alcuni di questi insetti e sulla cui origine non ci sono ancora certezze.

Potrebbero essere spore e, se questa ipotesi venisse confermata, sarebbe la più antica prova del coinvolgimento degli insetti nella dispersione dei pollini e del loro ruolo nell’impollinazione.

I fossili sono stati trovati in tre aree vicine, su strati che corrispondono a periodi distanziati da poche migliaia di anni.

Di fatto si può considerare una sorta di foto istantanea di uno stesso momento dell’evoluzione.

“Queste scoperte – ha aggiunto Montagna – rappresentano un importante passo in avanti per la nostra comprensione dell’evoluzione degli insetti” e permettono di aggiungere importanti tasselli nel ricostruire l’ambiente di quel periodo, poco dopo la grande estinzione di massa del Permiano che portò alla scomparsa di oltre l’80% delle specie marine, ben prima dall’arrivo dei primi mammiferi. “Si riteneva che alcuni di questi insetti rinvenuti ora fossero scomparsi con l’estinzione del Permiano ma i nuovi dati – ha concluso Montagna – ci fanno comprendere come quel fenomeno fu molto meno drastico negli ambienti terrestri di quanto ritenuto finora e rivelano la grande resilienza di alcune specie”.

 

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