1183* 15 ottobre 2024
Da anni oramai, con l’incremento degli scambi commerciali tra Europa e altri continenti, sono aumentate le possibilità di introdurre insetti esotici.
In particolare le zanzare con forme quiescenti (uova) resistenti all’essiccamento. L’esempio più noto è quello della Zanzara Tigre (Aedes albopictus) che è attualmente confermata e stabilmente radicata in tutta Italia.
Come si sa, la zanzara tigre per completare il suo ciclo vitale sfrutta ogni piccola quantità d’acqua come caditoie, recipienti vari, sottovasi, piccole cisterne di raccolta per l’irrigazione, grondaie che scolano male, ecc. presenti nelle realtà sia private che pubbliche.
Alcune attività professionali, non da meno, rischiano di favorirne la diffusione sul territorio in modo più ampio.
Come il caso del settore dei gommisti.
Relativamente al PFU (Pneumatici Fuori Uso) che rientrano nell’Elenco Europeo dei rifiuti con il codice CER 16 01 03 sono appunto individuati gli pneumatici fuori uso o danneggiati di veicoli quali automobili, autobus, veicoli utilitari, macchine di cantiere, rimorchi, motoveicoli, ciclomotori.
La gestione degli pneumatici fuori uso è a carico del gommista, ma una delibera prevede la stesura di un documento di autocertificazione da parte delle aziende agricole che utilizzano gli pneumatici fuori uso per ancorare i teli di copertura di silos orizzontali e garantire al trinciato di mais stoccato un’adeguata maturazione e conservazione.
Tale documento deve contenere alcune informazioni (utilizzare solamente gli pneumatici in disuso dei propri mezzi aziendali; non acquisire pneumatici fuori uso prodotti da terzi; custodirli in una platea pavimentata, accatastati e coperti…) e, al fine di contenere la prolificazione della zanzara tigre, gli pneumatici fuori uso dovranno inoltre essere trattati con insetticidi antilarvi e dovrà essere limitato il ristagno d’acqua.
Generalmente è utile evitare lo stoccaggio all’aperto e la conseguente esposizione ad eventi meteorici degli PFU.
Nel caso non sia possibile lo stoccaggio al chiuso, provvedere alla protezione dei PFU con una tettoia che li protegga dalla pioggia, anche in presenza di vento.
Qualora non fosse possibile predisporre una tettoia, coprire i PFU con un telone robusto, collocandolo ben teso, in modo che non possa raccogliere acqua.
Se sono utilizzati cassoni o scarrabili, stoccare gli PFU, avendo cura di chiudere la copertura dopo le operazioni di carico e scarico.
Nella situazione in cui nessuna delle condizioni sopra descritte sia attuabile, il titolare o il responsabile dell’esercizio deve provvedere al trattamento periodico dei cumuli di PFU con prodotti insetticidi.
Ma nessuno è esente dall’impegno di una lotta preventiva, dal singolo cittadino alle aziende di ogni ambito.
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