1210* 02 dicembre 2024
(Articolo tratto da ilmessaggero.it)
Un nuovo virus trasmesso dalle zecche, noto come Wetland virus (o Welv), è stato recentemente scoperto in Cina.
Appartenente al genere degli ortonairovirus, la stessa famiglia del pericoloso virus della febbre emorragica Crimea-Congo, ha attirato l’attenzione della comunità scientifica per la sua potenziale capacità di danneggiare il sistema nervoso umano.
Il primo caso noto risale al 2019, quando un uomo di 61 anni originario della Mongolia è stato infettato dopo essere stato morso da zecche in un parco situato in una vasta zona nella Cina settentrionale.
Il paziente ha manifestato febbre, mal di testa e attacchi di vomito entro cinque giorni dall’evento.
Nonostante il caso fosse stato segnalato già a giugno 2019, è solo recentemente che una dettagliata analisi è stata pubblicata sulla rivista New England Journal of Medicine, confermando la scoperta del virus.
Secondo Live Science, il virus è stato successivamente identificato in altri 17 pazienti cinesi che hanno sviluppato sintomi simili entro un mese dal morso di una zecca.
Oltre agli esseri umani, anche alcuni animali, tra cui pecore, cavalli, maiali e roditori, sono stati contagiati, dimostrando la potenziale diffusione del virus tra specie diverse.
Il Wetland virus è stato oggetto di studi approfonditi, soprattutto per i suoi effetti sul cervello. Nei topi da laboratorio, il virus ha provocato un’infezione mortale che ha colpito direttamente il sistema nervoso centrale.
I sintomi rilevati nei pazienti umani includono febbre, vertigini, mal di testa, malessere generale, artrite, mal di schiena e nausea. In un caso, un paziente è entrato in coma a causa di un’elevata concentrazione di globuli bianchi nel fluido in cui è immerso il cervello e il midollo spinale, segno di un’infiammazione grave. Alcuni avevano anche macchie sulla pelle causate dal sanguinamento dai capillari.
Ad oggi il virus e la malattia che ne consegue sono poco conosciuti e poco studiati, pertanto non esistono ancora terapie specifiche o vaccini per contrastarli.
Di conseguenza, l’unica arma di difesa è la prevenzione, in particolare la protezione da animali che possono essere potenziali vettori del virus, come le zecche. Ricevere punture non è poi così raro, specie se si passeggia in campagna o zone boschive. Pertanto, gli esperti consigliano di proteggersi indossando abiti chiari, pantaloni lunghi e scarpe chiuse, o di usare repellenti specifici.
Nonostante la gravità dei sintomi, le autorità sanitarie riportano una notizia incoraggiante: tutti i pazienti finora trattati sono stati dimessi entro 4-15 giorni dal ricovero, una volta stabilizzata la loro condizione. Otto dei pazienti che si erano ripresi avevano quattro volte più anticorpi specifici rispetto a quelli che non si erano ancora ripresi. Dopo aver ricevuto antivirali, antibiotici o immunoglobuline, tutti sono guariti senza effetti a lungo termine.
Tuttavia, i ricercatori cinesi stanno intensificando le indagini per individuare ulteriori vettori del virus, come le zecche e altri animali, nel tentativo di comprendere meglio la diffusione del patogeno e prevenire eventuali focolai futuri.
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