Cosa contengono i veleni delle punture di vespe e calabroni

1152*  21 agosto 2024

Anche quest’anno si leggono notizie relative a persone morte per le punture di imenotteri.
Le temperature elevate causano un aumento significativo degli episodi di punture da parte di vespe e calabroni: nelle ondate di caldo gli insetti diventano particolarmente aggressivi. Quindi, per difendere i loro nidi reagiscono con maggiore fermezza.
Ben due persone su cento sviluppano reazioni allergiche a seguito di puntura di questi insetti.
Gli insetti quando pungono iniettano sostanze nocive che provocano bruciore, rossore, prurito o dolore.
È normale che l’organismo reagisca.
Non deve destare preoccupazione qualora le reazioni siano localizzate nella sede della puntura e  limitate nell’estensione per poco tempo.
Quando invece il veleno degli insetti provoca una reazione locale eccessiva, estesa, grave e per più tempo, allora si può parlare di allergia.
Il rigonfiamenti raggiungono un picco massimo entro 2 giorni e possono durare fino a circa una settimana.
Talvolta l’organismo reagisce con febbre, spossatezza e senso di nausea.
Vediamo come agiscono i veleni di api, calabroni e vespe.
Il veleno iniettato dall’ape (che punge una sola volta) contiene fosfolipasi A2, ialuronidasi, mellitina e apamina. Sono tali sostanze che provocano il ponfo e il dolore attorno alla puntura e, nei casi gravi, lo shock anafilattico negli individui predisposti.

Il veleno iniettato  dalle vespe o dai calabroni, contiene anch’esso fosfolipasi e ialuronidasi ed in più una proteina chiamata antigene 5.

Sarebbe questa ultima sostanza che provocherebbe un dolore più intenso.

 

Vuoi saperne di più? Scrivici senza impegno!

    Torna in alto