Coronavirus: l’irradiazione per sanificare la catena del freddo e la filiera alimentare

316* 10 marzo 2021

L’irradiazione è il metodo che consiste nell’utilizzo di raggi gammaraggi X (milioni di volte più potenti di quelli usati a scopo medico) o fasci di elettroni direttamente sui cibi.

(Articolo tratto da insideover.it)

“In pratica, gli alimenti da irraggiare sono posti su un nastro trasportatore e fatti passare sotto un fascio di radiazioni sprigionate da cobalto 60 o da un generatore di elettroni.

Sviluppare una nuova tecnologia per uccidere il coronavirus mediante l’irradiazione.

È questo l’ultimo obiettivo della China National Nuclear Corporation (Cnnc) che, assieme ad altre organizzazioni cinesi, è al lavoro per ideare un sistema potenzialmente rivoluzionario.

Le prime indiscrezioni, desumibili dalle simulazioni fin qui effettuate, parlano chiaro: l’irradiazione sarà utilizzata per sanificare la catena del freddo e la filiera alimentare.

Il procedimento, almeno sul piano teorico, non dà l’impressione di essere particolarmente complesso. Funziona così: una radiazione, contenuta entro certi limiti, viene “sparata” su un oggetto da ripulire così da uccidere eventuali virus presenti sulla superficie.

Il tutto, va da sé, senza compromettere o influire in alcun modo sulla sicurezza alimentare dei prodotti sottoposti a tale tecnologia.

Ricordiamo fino a questo momento, per disinfettare il cibo, si sono sempre impiegati reagenti chimici e luce ultravioletta.

La CNNC ha tuttavia sollevato un problema non da poco. I disinfettanti chimici rischiano di lasciare tracce negli alimenti, mentre la disinfezione ultravioletta si può usare solo e soltanto sulla superficie degli imballaggi per gli alimenti.

La tecnologia dell’irradiazione.

Diverso il discorso relativo all’irradiamento. Una disinfezione simile ha un potere penetrante maggiore rispetto alle altre metodologie comunemente impiegate, e si candida ad essere particolarmente adatta per pulire dal virus un elevato numero di alimenti della catena del freddo (come ad esempio surgelati e pesce).

I test fin qui svolti hanno evidenziato come il virus sia sensibile all’irradiazione. Negli ultimi tre mesi sono quindi stati condotti una serie di esperimenti   utilizzando due coronavirus simulati.

Il risultato? Un’enorme mole di dati, impiegata per capire come scardinare il virus.

La CNNC è quindi pronta a limare pochi dettagli per dare vita a una possibile soluzione da impiegare per il controllo delle merci provenienti dall’estero”.

 

Vuoi saperne di più? Scrivici senza impegno!

 

    )

     

     

     

     

     

    Torna in alto