438* 12 luglio 2021
(Articolo tratto da larena.it)
Esche topicida nel vascone di irrigazione dei campi: i Comuni di Monteforte d’Alpone e Soave fanno scattare lo stop al prelievo e all’utilizzo dell’acqua della sorgiva Fontana Davanti a Fittà di Soave.
Si tratta di misure precauzionali, come spiegano rispettivamente i sindaci Roberto Costa e Gaetano Tebaldi, necessarie alla salvaguardia della popolazione e degli animali fino a quando non saranno disponibili le risultanze degli esami a cui il Dipartimento regionale laboratori-Unità organizzativa scarichi e campioni liquidi Veneto Ovest ha sottoposto i campionamenti effettuati in loco lunedì dai tecnici dell’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale di Verona.
Sul posto, infatti, in seguito alla segnalazione diventata poi una denuncia formale, si sono portati prima i carabinieri della stazione di Soave, quindi i tecnici del Servizio di igiene dell’Ulss 9 Scaligera e, infine, quelli dell’Arpav. «Fatto in sé gravissimo sul quale c’è un’indagine aperta», dice Costa facendo da eco a Tebaldi che parla di «episodio vergognoso che lede l’immagine di tutta la zona collinare».
I due sindaci ed i due Comuni c’entrano perché la sorgiva ed il vascone sono separate da una stradina agricola in cemento: la fonte sta in territorio di Monteforte d’Alpone mentre la vasca in quello di Soave. Così nella zona sono comparsi anche cartelli che avvisando della possibile presenza di esche al veleno invitano i possessori di animali d’affezione a far indossare loro la museruola.
Cosa ci sia dietro è difficile saperlo ma di sicuro ci sono tre versioni: la prima è quella che mette in relazione il ritrovamento delle esche al topicida con l’avvelenamento di due cani proprietà di una famiglia residente non lontana dalla Fontana Davanti.
Le esche si sono rivelate fatali per uno dei due e stando a quanto risulta a Tebaldi la causa sembrerebbe essere proprio il topicida.
Per la seconda versione che circola in collina il ricorso alle esche topicida potrebbe essere stato il rimedio che qualcuno ha scelto per tenere alla larga dal suo pollaio gli animali selvatici che nell’ultimo periodo avrebbero causato non pochi danni.
Più inquietante la terza versione che fa riferimento invece ad una sorta di guerra dell’acqua tra alcuni degli agricoltori che si approvvigionano lì dell’acqua con cui irrigare i vigneti.
Una controversia vecchia, a sentire i bene informati, tra persone diverse che accampano diritti diversi e qualcuno avrebbe pensato di dirimere la questione in modo drastico, cioè rendendone impossibile l’utilizzo per tutti.
Voci, sia chiaro, nient’altro di più, ma resta la gravità dell’azione perché se è una certezza il potere di diluizione di 100 quintali d’acqua, questa almeno è la stima della capacità del vascone, è altrettanto vero che quell’acqua viene utilizzata su colture che poi entrano nella catena alimentare e quelle esche, acquistabili da chiunque anche al supermercato, sono comunque dei notevoli pericoli potenziali perché molto spesso a spostarle da un luogo all’altro sono proprio i topi.
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