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687* 05 luglio 2022
(Articolo tratto da giornaledivicenza.it)
Prima che la tecnica possa entrare a pieno titolo nel pacchetto di misure adottate dal Comune per ridurre la presenza dei piccioni in città – un piano triennale da 160 mila euro che comprende le uscite dei falconieri e l’uso di gabbie – servirà ottenere il via libera della Soprintendenza, sia per quanto riguarda le sostanze utilizzate, sia per l’impiego dei droni, che richiedono autorizzazioni specifiche.
Ma proprio per predisporre un dossier completo, il Comune ha già avviato una prima sperimentazione, partendo dalle sostanze. «Si tratta di prodotti assolutamente naturali – precisa l’assessore all’ambiente Simona Siotto – e che non danneggiano le superfici su cui vengono distribuiti.
Abbiamo fatto delle prime prove e procederemo anche a testare l’impiego del drone, in modo che in fase di rinnovo del servizio si possa decidere con elementi concreti in mano se adottare anche questa tecnica. Sempre con il coinvolgimento della Soprintendenza».
L’annuncio è arrivato ieri in consiglio comunale, in replica a un’interrogazione del consigliere comunale di maggioranza Ivan Danchielli, di Idea Vicenza, che non ha mai nascosto la propria contrarietà all’uso del falco, una soluzione che Danchielli nel documento definisce «improponibile», in quanto «già tentata dalla precedente amministrazione e risultata del tutto inutile».
«Il sistema – la replica di Siotto – è rodato e rispetta le indicazioni del piano di contenimento provinciale, che pone delle restrizioni nei metodi utilizzabili e non prevede l’eliminazione fisica dei colombi.
Alcune tecniche, come l’uso del mangime anticoncezionale, non si utilizzano più. Piaccia o non piaccia, il sistema del piccione garantisce una sostenibilità ambientale».
Qualche dubbio sull’efficacia però c’è. «Sappiano – aggiunge a margine Siotto – che il falco non risolve il problema e, anche sulla spinta dell’interrogazione del consigliere Danchielli, abbiamo cercato soluzioni aggiuntive, arrivando all’ipotesi dei droni, che sembrano efficaci e che hanno una spesa contenuta». «Ricordo però – precisa infine Siotto – che il Comune ha competenza su aree pubbliche e monumenti, mentre spetta ai proprietari mettere in sicurezza gli immobili privati e pulire dal guano le loro aree».