1247* 20 febbraio 2025
(Articolo parzialmente tratto da OSD)
Quando scorgiamo un pesciolino d’argento nella vasca da bagno, fra le pagine di un libro, sotto un tappeto, generalmente non ci facciamo caso, a parte la sorpresa.
Contribuiscono “all’arredamento della casa”, ma questi infestanti possono determinare problematiche anche serie, rovinando diversi materiali di origine organica con elevate quantità di carboidrati e proteine.
Tendono ad attaccare la colla dietro la carta da parati o nelle rilegature di libri, anche antichi, cellulosa, cereali, tessuti di lana, cotone, seta, tappeti, erbari e collezionali museali, carne essiccata e pellicce, etc.
In generale nelle abitazioni non è facile scoprire nel tempo i danni e le erosioni create dall’apparato boccale di questi insetti primitivi, a parte situazioni particolari e infestazioni importanti.
Ben più evidente invece, e spesso irreversibile, risulta il deterioramento che si osserva all’interno di musei, archivi, biblioteche, edifici storici.
Appartengono all’Ordine Zygentoma (un tempo Tisanuri), hanno una forma affusolata, lunghe antenne e un corpo appiattito che termina con tre filamenti provvisti di setole: quello centrale (caudale) è più lungo di quelli laterali (cerci). Sono provvisti di squame, non hanno ali e si nascondono veloci nei luoghi bui, tranquilli e umidi, anche se alcune specie possono sopravvivere e riprodursi in ambienti più asciutti. Sono insetti longevi – fino a 3 anni gli adulti – e le forme giovanili sono delle semplici miniature degli adulti: queste impiegano molte settimane per raggiungere la maturità.
Anche gli adulti però sono in grado di compiere numerose mute durante tutta la loro esistenza.
In Italia le specie che si possono trovare negli ambienti urbani, non sempre di facile identificazione, appartengono alla famiglia Lepismatidae: il classico pesciolino d’argento o lepisma (Lepisma saccharina), la termobia (Thermobia domestica) e alcuni rappresentanti del genere Ctenolepisma.
Nelle abitazioni è facile trovare la lepisma, lunga 10-15 mm, di colore grigio argenteo e con abitudini crepuscolari/notturne. Preferisce microhabitat freschi, piuttosto umidi e il ciclo biologico, in base alle condizioni ambientali, può variare da 4 mesi fino ad oltre un anno. Negli ambienti ben riscaldati, con temperature di almeno 30°C, viene avvantaggiata Thermobia domestica, lunga circa 10 mm e caratterizzata da ciuffi di setole scure sul dorso, che permettono in questo caso di identificarla facilmente. La femmina depone alcune decine di uova nelle adiacenze di fonti di calore come termosifoni, caminetti, caldaie, forni industriali. Le neanidi impiegano almeno 10-12 mute per raggiungere la maturità.
In pochi riconoscono le specie di Ctenolepisma sp., con colorazione più grigia rispetto alla classica lepisma oppure con quattro strie longitudinali più scure sull’addome (C. lineata), tuttavia recenti studi in Europa li hanno considerati come infestanti emergenti in quanto possono sopravvivere e riprodursi negli ambienti più secchi, con livelli di umidità relativa comunemente presenti in una stanza chiusa (almeno 55%). Questa capacità, combinata con un ciclo biologico piuttosto lungo e che richiede a 22 °C fino a due anni per il suo completamento, permette loro di raggiungere livelli elevati di densità nell’arco di pochi anni. Questi Artropodi non sono rilevanti dal punto di vista igienico-sanitario, anche se possono contaminare meccanicamente prodotti alimentari di vario tipo. Tuttavia non va sottovalutato il loro ruolo nella produzione di allergeni nei locali infestati, dove si accumulano, come polvere ambientale, frammenti di esuvie, insetti morti, deiezioni.
In base a queste caratteristiche e ad alcuni aspetti del loro comportamento, vengono considerati “infestanti strutturali”: per tale ragione sono disponibili sul mercato sistemi di cattura dotati di attrattivi di vario tipo.
Ad esempio, una trappola risulta estremamente efficace grazie alla consistente base adesiva e all’esca non tossica costituita da ingredienti alimentari irresistibili ed efficaci nei confronti delle varie specie sinantropiche di “pesciolini d’argento”.
Questa postazione di cartone pronta all’uso e con attrattivo, confezionato singolarmente, è progettata per favorire un flusso d’aria in grado di distribuire l’odore del potente attrattivo in maniera uniforme e consentire, tramite diversi punti di ingresso, un facile accesso a tutti gli stadi biologici presenti nel sito.
Un monitoraggio razionale, oltre a eliminare dai locali insetti con una durata della vita particolarmente lunga, permetterà di intraprendere una strategia di controllo efficace e duratura nel tempo.
Per eliminare un’infestazione di Lepismatidi è necessario innanzitutto rendere l’ambiente meno idoneo alle loro esigenze ecologiche. In particolare, sarebbe opportuno ad esempio collocare mobili e altri materiali a una certa distanza dalle pareti e non a contatto con il pavimento, tenere documenti e libri a 10 cm dal bordo dello scaffale o libreria, migliorare le procedure di pulizia e sanificazione per evitare accumuli di polvere e detriti, sigillare per quanto possibile fessure, crepe e piccole discontinuità, aerare periodicamente gli ambienti per diminuire l’umidità.
Il trattamento chimico è necessario solo in casi specifici. Lepisma saccharina e Thermobia domestica possono essere controllati con alcuni prodotti, mentre le specie del genere Ctenolepisma sono più difficili da eradicare in quanto spesso hanno una distribuzione spaziale più complessa, talvolta occupando aree diverse della stessa struttura abitativa.
L’utilizzo di un’esca alimentare biocida è generalmente considerato un metodo di controllo più sicuro rispetto agli insetticidi liquidi e viene applicata con successo da tanti anni nei confronti delle blatte sinantropiche. Sebbene la biologia dei pesciolini d’argento e degli scarafaggi abbia molte caratteristiche in comune, l’esca è stata ritenuta in passato inadeguata per l’eliminazione dei pesciolini d’argento.
Tuttavia, alcuni studi originali hanno evidenziato che l’esca può rappresentare un approccio potenzialmente efficace per il controllo e diversi formulati attualmente disponibili possono determinare alti livelli di mortalità diretta.
Il consumo di resti di conspecifici avvelenati, esuvie e deiezioni amplifica poi il classico effetto a cascata. L’esca sembra mantenere la sua funzionalità per tanto tempo, anche se tende a seccare, e questa strategia di controllo può avere un forte impatto sulla popolazione, per il fatto che le forme giovanili devono alimentarsi in maniera ottimale per superare i numerosi passaggi, da uno stadio all’altro, al fine di raggiungere la maturità.
Mentre le varie specie di blatte tendono ad aggregarsi nell’ambiente, gli “infestanti argentati” mantengono una distribuzione più uniforme nei locali e per un controllo più sicuro ed efficace, è necessario distribuire nei vari punti critici tante piccole goccioline. Stesso prodotto, ma con utilizzo mirato in base al parassita target. Ancora una volta è la professionalità dell’operatore che farà la differenza.
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