169* 20 agosto 2020
Nell’articolo n° 81 abbiamo parlato dei pappataci, portatori della leishmaniosi.
In questo articolo approfondiamo questa malattia.
(Articolo di Stefania Mancini, tratto portaledisinfestazione.org)
Premessa
La leishmaniosi canina è una malattia causata dal protozoo Leishmania infantum che viene trasmesso da un insetto vettore, il flebotomo o pappatacio.
Si tratta di una patologia sistemica grave difficile da diagnosticare per la variabilità dei quadri clinici. La guarigione è difficile. La leishmaniosi è trasmissibile anche all’uomo (zoonosi) e il cane rappresenta il principale serbatoio del parassita.
La trasmissione di una malattia infettiva attraverso un vettore è una modalità di trasmissione indiretta, in cui lo specifico ectoparassita o organismo pluricellulare vettore (es. zanzara, zecca, mosca, pidocchio, pulce, ratto ecc.) diventa lo strumento obbligatorio di trasmissione dello specifico microrganismo, agente etiologico della malattia. Pertanto le malattie da vettori non sono malattie infettive direttamente contagiose e trasmissibili da persona a persona, ma necessitano della mediazione obbligatoria del vettore.
La Leishamania infantum è un protozoo che ha un ciclo riproduttivo complesso.
Completa il suo ciclo biologico in due fasi utilizzando due ospiti: dentro le cellule del sistema mononucleare fagocitario di un vertebrato (cane, uomo) e nel tubo digerente di un insetto vettore (flebotomo).
Vengono colpiti cane, gatto, ratto (Rattus rattus), lepre iberica (Lepus granatensis).
Si sospetta esistano in natura altri vertebrati, anche appartenentia specie selvatiche, che fungono da serbatoio ma tale eventualità non è stata ancora dimostrata
Tutti i casi di leishmaniosi umana e canina si trasmettono tramite la puntura di un flebotomo, principalmente appartenente al genere Phlebotomus. Si tratta di un piccolo insetto di circa 2-3 mm di dimensione distribuito in tutto il continente tra i paralleli 50°N e 40°S localizzato tra il livello del mare e i 1500 metri di altitudine. La sua attività è massima all’alba e al tramonto, dalla tarda primavera al tardo autunno,secondo la latitudine, quando le femmine del parassita, le uniche ad essere ematofaghe, vanno alla ricerca di cibo e pertanto succhiano il sangue dei vertebrati.
Le forme flagellate del parassita (promastigoti) si moltiplicano nell’intestino dell’insetto vettore, la femmina di flebotomo,, che le inocula nella sede intradermica dell’ospite durante il pasto di sangue. I macrofagi del connettivo fagocitano i promastigoti, i quali, in questa fase, assumono una forma tondeggiante e non flagellata diventando amastigoti. Gli amastigoti , replicandosi nei macrofagi , li distruggono ed infettano progressivamente un numero sempre maggiore di cellule.
La disseminazione del parassita nell’organismo e l’eventuale sviluppo della malattia dipendono dal tipo e dall’efficienza della risposta immunitaria del cane infetto.
Nel cane Leishmania infantum causa una infezione generalmente cronica che a volte può essere asintomatica e a volte può evolvere in malattia sintomatica evidente in funzione del fatto che il sistema immunitario dell’ospite sia indirizzato verso una risposta umorale (Th2) o verso una risposta cellulo mediata (Th1).
I due estremi dell’espressione clinica sono:
cani infetti ma clinicamente sani, caratterizzati da una lieve o assente risposta Th2 e dalla presenza di una consistente risposta Th1specifica contro Leishmania;
cani infetti e gravemente malati, caratterizzati da una esagerata risposta Th2 e da una risposta Th1 assente o lieve.
La leishmaniosi canina può interessare tutte le razze, ma alcune come il Pastore tedesco ed il Boxer, sembrano predisposte. Più colpiti i soggetti di sesso maschile, quelli di età inferiore ai 3 anni o tra gli 8 e i 10 anni.
I sintomi clinici più facilmente rilevabili dal proprietario sono:dimagramento, astenia (il cane sembra sempre stanco); alterazioni cutanee (dermatite desquamativa, dermatite ulcerativa, ecc.), poliuria e polidipsia (il cane beve e urina molto), epistassi (sangue dal naso), ingrossamento dei linfonodi,lesioni oculari, zoppia.
In corso di leishmaniosi canina può essere comunque rilevata una gamma vasta ed eterogenea di sintomi alcuni dei quali (epatosplenomegalia, lesioni renali) rilevabili attraverso diagnostica per immagini (radiografie, ecografie) e specifiche indagini di laboratorio.
L’infezione da Leishmania infantum può evolvere in tempi che vanno da poche settimane a molti mesi, con quadri di malattia estremamente variabili e polimorfi, non sempre facilmente classificabili.
Sarà il medico veterinario, al momento della diagnosi, integrando tutti i dati in suo possesso, a cercare di inquadrare l’infezione-malattia nel suo stadio evolutivo sia per impostare la corretta terapia sia per per prevedere e prevenire l’evoluzione verso fasi più gravi o di irreversibilità della malattia stessa.
La prevenzione nella gestione dell’animale si attua tramite insetticidi e prevenzione farmacologica.
L’utilizzo di insetticidi (deltamethrina, permethrina, flumethrina) con proprietà repellenti in formulazione spot on da applicare sul cane o come collari impregnati riduce in maniera significativa la possibilità di infezione dei cani.
La prevenzione farmacologica prevede la somministrazione orale di domperidone, farmaco con proprietà immunostimolanti registrato in Italia e in altri stati europei, per 30 giorni consecutivi ogni 4 mesi, secondo il consiglio del medico veterinario curante, ha un effetto protettivo statisticamente significativo nel prevenire la manifestazione clinica della malattia.
E’ stato registrato in Europa un vaccino nei confronti della leishmaniosi canina, costituito dall’antigene di superficie dei promastigoti (PSA) e da un adiuvante. Il vaccino è indicato per l’immunizzazione attiva di cani sieronegativi alla Leishmania infantum da 6 mesi di età in poi e induce immunità per un anno, proteggendo parzialmente nei confronti della infezione attiva da Leishmania infantum nonché della sua progressione clinica.
Il suo utilizzo è controverso in quanto non è pienamente provata la sua efficacia a lungo termine nel ridurre la trasmissione e di conseguenza l’incidenza della infezione in cani ed esseri umani nelle aree endemiche.q
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