369* 04 maggio 2021
Le mosche del formaggio sono ditteri della famiglia Piophilidae.
Sono insetti spazzini di prodotti di origine animale e funghi.
La Piophila casei è una piccola mosca (4 mm circa).
La larva della mosca (lunga circa 8 mm) ha una notevole capacità di saltare fino a 15 cm.
È detritivora, si ciba di materiale in decomposizione, si trova spesso cibarsi a spese di carne essiccata o lavorata (compresi i prosciutti crudi, le pancette e la carne di manzo salata), pesce anche affumicato e formaggi stagionati (in generale su prodotti ad alto contenuto proteico).
Se introdotte nel nostro apparato digerente, queste larve di mosca sono la principale causa di miasi (parassitosi) e potenzialmente possono causare gravi lesioni nel tentativo di perforare le pareti intestinali.
I sintomi sono vomito, nausea, diarrea, dolori addominali.
La mosca adulta è nera, blu-nero o bronzo. Il giallo è invece il colore sulla testa, le antenne, e le zampe. Le ali hanno riflessi cangianti.
Tornando alle larve, queste rifuggono la luce e hanno la tendenza di aggregarsi.
Le larve mature abbandonano il substrato su cui si sono nutrite e si impupano circa 32 h dopo aver raggiunto un luogo asciutto e buio, nel caso non abbiano la possibilità di raggiungere il luogo ideale si possono impupare anche sui pavimenti di cemento. L’adulto emerge dal pupario circa dopo 12 giorni.
Non sono insetti molto longevi, vivono da 3 a 7 giorni.
Le temperature ottimali di sviluppo vanno da 25 a 30 °C.
Lo stadio responsabile del danno, quindi, è quello di larva.
Scanalature e piccole gallerie superficiali sono il prodotto del nutrimento delle larve di prima età, i formaggi infestati presentano parti molli e infossate, i prodotti carnei presentano delle goccioline di grasso che sgorgano dalla parte attaccata.
Le larve appena nate scavano gallerie un superficie per poi passare negli starti profondi della derrata attaccata rendendola inutilizzabile.
Per il controllo delle infestazioni non ci sono attualmente trappole ad attrattivi al feromone, ma attente procedure di pest proofing, pulizir ‘meccaniche’ e l’opportuna collocazione di strumenti dedicati, possono ridurre drasticamente il problema.
Da evitare categoricamente disinfestazioni in situazioni tali in cui queste possano intaccare i prodotti alimentari (questione peraltro contraria anche al dettato haccp).
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