546* 09 novembre 2021
(Articolo tratto da gsa.it)
Nel mondo del pest control si possono trovare situazioni più o meno critiche, a seconda di qual è la preparazione dell’operatore che esegue gli interventi, ma anche della sensibilità delle aziende che operano in questo settore.
Francesco Fiorente descrive la sua esperienza in questo campo, fra infestanti, normative sempre più stringenti e sensibilizzazione sulle pratiche di prevenzione.
Di Gaia Venturelli
Parlando di artropodi o altri infestanti che condividono i nostri ambienti, quali sono, in breve, le problematiche maggiori oggi in Italia?
L’Italia, con la sua posizione privilegiata nel bacino del Mediterraneo, è un vero e proprio “cantiere” di studio e di lavoro per gli infestanti, soprattutto per le specie invasive, una porta di ingresso per l’Europa. Sicuramente le zanzare sono un importante gruppo di insetti che, tra fauna autoctona e fauna esotica, è necessario tenere sotto controllo con diverse azioni da parte di attori differenti, sia del settore del cosiddetto “pest control” ma anche del più ampio settore della Salute pubblica. Lo stesso vale anche per le zecche. I fronti di lavoro del pest control sono diversi: dalla gestione di tutti gli infestanti di interesse sanitario (passando per alcuni uccelli come gabbiani e colombi), quelli che impattano sulla Sicurezza alimentare, sulla tutela del legno (come per es. le termiti) ed altri ancora. I mutamenti climatici certamente amplieranno la sfida e la preparazione per la gestione di nuovi “alieni”.
Le normative sono diventate sempre più stringenti, da cosa dipende?
Da una parte, ritengo sia un passaggio obbligato in ottica di essere concretamente “sostenibili” anche nel settore della gestione degli infestanti. Già la normativa fitosanitaria ha anticipato e sta applicando in maniera sistematica l’approccio sostenibile all’uso dei prodotti fitosanitari, anche in città. La direzione è la medesima per il mondo dei Prodotti Biocidi. Il tutto per ottimizzare le tecniche e massimizzare non solo l’efficacia dei trattamenti ma anche l’efficienza. Non dico che sia più semplice ripensare al “Pest Management” del III millennio, rispetto alle pratiche ed alle normative passate, ma penso che sia possibile, con l’impegno di tutti. In tutto questo, ha un ruolo importante l’Opinione pubblica a cui, però, contesto una diffusa ed a volte irrazionale “chemofobia”. Il problema non è la “chimica” in sé, ma la convinzione che “naturale” sia migliore di “chimico”, a prescindere.
La cosiddetta “transizione ecologica” può essere estesa anche al pest control?
Certamente. È un punto di lavoro e di sviluppo di tutti i portatori di interesse del settore. Sia dai committenti che dai clienti (pubblici e privati, compreso il settore agro-industriale) agli organi e alle autorità di controllo e di coordinamento (pubbliche ed organismi di certificazione), ma anche le Imprese professionali di disinfestazione, i consulenti e i realizzatori di sistemi e prodotti. Da tempo sono disponibili strumenti alternativi ai prodotti chimici o che ne ottimizzano l’uso, anche a seguito dell’evoluzione non solo normativa ma anche tecnico-scientifica. Il percorso dovrà essere incentrato sull’integrazione dei sistemi, sull’aumento di sensibilizzazione alle pratiche di prevenzione e sull’importanza della formazione e della competenza dei Professionisti del settore.
Quali misure si potrebbero utilizzare rimanendo in una sfera di azioni sostenibili?
Un esempio sono le pratiche di prevenzione delle zanzare basate sulla lotta lavicida, già attive in alcune parti d’Italia, sia a livello pubblico che privato. Purtroppo, l’Italia corre su questo fronte a due o tre velocità differenti, nonostante la disponibilità di un PNA 2020-2025. Un altro fronte è quello di promuovere la preparazione degli operatori, non solo con percorsi formativi volontari (che sono assolutamente necessari), ma anche un vero e proprio “Patentino” per l’impiego dei prodotti biocidi ad uso professionale, già in uso per i prodotti fitosanitari. Utilizzare i prodotti con formazione, attenzione ai contenuti di etichetta e maggiore consapevolezza, sono passaggi obbligati per raggiungere la sostenibilità.
Cosa si può agire per ottenere buoni risultati senza incidere in maniera negativa sulla salute delle persone e dell’ ambiente?
Le attività di pest control possono minimizzare i rischi nel momento in cui si interviene per controllare degli animali infestanti. D’altro canto, proteggere la salute delle persone e dell’ambiente è una priorità. Anche qui i fronti possono essere molti, ad esempio: l’utilizzo dei prodotti secondo le indicazioni di etichetta, l’aumento del numero di imprese certificate secondo alcune norme volontarie specifiche (come UNI EN 16636, che di fatto spinge l’azienda di servizi a dettagliare meglio molti processi tecnici, come le ispezioni pre e post-intervento) e la scelta della “tecnica giusta, al posto giusto, al momento giusto e per l’infestante giusto”. Del resto, se “sparare ad una mosca con un lancia-razzi” può essere inadeguato, altrettanto sbagliato sarebbe considerare che tutti gli animali “non domestici” siano “pest”. Anzi.
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