1265* 26 marzo 2025
Gli standard di sicurezza alimentare (BRC, IFS, ecc.) e il Codex Alimentarius* nei requisiti relativi al pest management fanno sempre riferimento ad un piano di monitoraggio e ad azioni specifiche al fine di prevenire le infestazioni alimentari.
La prevenzione delle infestazioni attraverso l’utilizzo di un sistema di monitoraggio preventivo documentato permette, oltre al prefisso obiettivo della salubrità del prodotto, di ridurre i costi di eliminazione di prodotti alimentari infestati, la mancata produzione o il blocco della produzione, l’utilizzo di sostanze chimiche (non ammesse dalla produzione biologica) e che, qualora anche fossero ammesse per la disinfestazione degli ambienti di lavoro, potrebbero avere comunque un impatto sulla sicurezza alimentare e sull’ambiente di lavoro.
È opportuno, quindi, adottare misure preventive per evitare che l’infestazione possa arrivare ad un livello di non accettabilità.
L’IPM (Integrated Pest Management, la gestione integrata degli infestanti) è un approccio metodologico alla gestione degli stessi che prende in esame diversi aspetti: la sicurezza dei consumatori, la salvaguardia ambientale, la fattibilità economica, l’accettazione sociale.
Sfrutta tutte le metodiche più appropriate di gestione degli infestanti incluso l’uso di sostanze chimiche che deve essere fatto nel modo più razionale e “giudizioso” possibile.
Il programma IPM, rivalutato annualmente, deve essere il risultato della valutazione del rischio relativo agli infestanti e deve prendere in considerazione, naturalmente, le materie prime utilizzate e la loro provenienza, le modalità di stoccaggio delle materie prime, gli ambienti interni ed esterni alla struttura, le modalità operative/produttive della struttura, i dati storici del monitoraggio o di infestazioni avvenute, il microclima aziendale, le condizioni o variazioni climatiche, il personale utilizzato in produzione (stagionale, fisso ecc.)…
I principi di un IPM sono, sostanzialmente, l’ispezione/conoscenza, le misure preventive con il pest proofing (pratiche strutturali e comportamentali atte ad impedire l’accesso ai parassiti), l’identificazione dell’infestante, l’analisi e la selezione del trattamento, il monitoraggio con la documentazione registrata.
È basilare anche la conoscenza delle materie prime, la loro origine, i processi produttivi, le modalità
di stoccaggio ed il trasporto.
Inoltre, è utile la conoscenza del processo produttivo, i flussi delle persone, dei prodotti e dei rifiuti.
Le ispezioni devono coprire tutte le aree in cui è più probabile che gli infestanti si infiltrino, come magazzini, stoccaggi, aree di raccolta rifiuti, aree di carico e scarico, ecc. e devono coinvolgere gli attori della supply chain, ossia la catena di approvvigionamento: tutto il processo che permette di portare sul mercato il prodotto trasferendolo dal fornitore al cliente, il consumatore finale
Si tratta pertanto di un processo complesso che coinvolge più figure professionali, attivando numerosi processi dell’ecosistema-impresa: dal flusso di materie prime legato ai processi di produzione, fino alla logistica distributiva che provvede a far arrivare il bene acquistato al cliente.
Le misure preventive in un sito sono molteplici e legate ai processi e alla tipologia di prodotto e struttura del sito.
Gli infestanti sono molteplici, tutti con caratteristiche diverse: la gamma degli insetti presenti negli impianti di produzione alimentare varia a seconda del clima, della geografia, degli ingredienti degli alimenti lavorati e riconoscerli permette di effettuare delle attività mirate sull’infestante ma soprattutto attuare azioni preventive.
L’analisi dello stato di infestazione presente permette di valutare il tipo di controlli e frequenza da instaurare con la tipologia di trappole da utilizzare (trappole a cattura, trappole attrattive alimentari, con feromoni specifici, elettro insetticidi, erogatori, ecc.)… quindi interventi strutturali da eseguire precisando i limiti di accettabilità degli infestanti basati sul rischio per area coinvolta.
Sempre più si deve propendere all’uso di trattamenti non chimici come per esempio: la cattura, l’esclusione, la confusione sessuale…
L’utilizzo di sostanze chimiche è sempre più l’ultima ratio, perché potrebbe avere un impatto importante sul programma di sicurezza alimentare e sull’ambiente di lavoro.
Per tale motivo, quando necessario, le competenze del PCO (Pest Control Operator, il Tecnico Disinfestatore) sono basilari. Ovviamente, i prodotti devono essere altamente professionali e calibrati:
ogni trattamento eseguito può avere un impatto sulla sicurezza alimentare e deve essere sempre
valutato in relazione al rischio.
Quindi, la gestione degli infestanti è un processo che deve essere costantemente monitorato e tutto il personale deve collaborare per segnalare eventuali situazioni anomale e adottare misure preventive previste dal piano.
Il piano IPM, con il suo programma di controlli ed interventi eseguiti devono essere registrati.
La registrazione permette di dimostrare sia alle autorità competenti che al cliente
che il sistema di monitoraggio implementato è efficace e continuamente migliorato.
*Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Scopo precipuo della commissione è proteggere la salute dei consumatori e assicurare la correttezza degli scambi internazionali.
La Commissione intergovernativa, cioè costituita dai governi di 185 Paesi più la Comunità Europea, si riunisce una volta all’anno per revisionare ed aggiornare il Codex Alimentarius Procedural Manual. Lo scopo del Codex è di facilitare gli scambi internazionali degli alimenti e preservare la corretta produzione e conservazione dei cibi.
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