48* 09 marzo 2020
DISINFESTAZIONE, DERATTIZZAZIONE, DISINFEZIONE NELLE STRUTTURE ZOOTECNICHE
Spesso viene sottovalutata l’importanza di questi interventi di profilassi mentre la gestione degli allevamenti, soprattutto quelli a carattere intensivo per il notevole affollamento degli animali, non può prescindere da una corretta e razionale applicazione dei processi di disinfestazione, derattizzazione e disinfezione.
L’attenzione dell’allevatore, infatti, deve concentrarsi oltre che sulla visione del ricovero animale per conseguire le performance produttive, anche sulla concezione della propria azienda come strumento per una valida e razionale difesa sanitaria.
Esiste, infatti, una stretta correlazione fra la presenza di ditteri molesti e roditori e la variazione delle produzioni zootecniche. In particolare in allevamenti da latte sono stati segnalati oltre che una diminuzione della quantità di prodotto anche uno scadimento qualitativo legato all’abbassamento del tenore lipidico e proteico e, al tempo stesso, in allevamenti da carne sono state evidenziate sensibili flessioni degli incrementi ponderali dei vitelloni.
Compito del veterinario ufficiale, oltre a quello di vigilare sull’esecuzione delle disinfezioni previste dalle relative disposizioni normative, è quello di proporsi, anche con la collaborazione della ditta specializzata nelle disinfestazioni, nel consigliare una gestione d’allevamento più attenta agli aspetti della prevenzione.
La fase di disinfezione dovrebbe essere preceduta da interventi manuali di pulizia e da accurati lavaggi (getti d’acqua, vapore, ecc.) in quanto l’azione dei disinfettanti viene notevolmente ridotta a seguito della presenza di materia organica.
Una buona pulizia è in grado di ridurre fino all’ 80% i germi presenti. Infatti, l’agente fisico come l’acqua bollente è in grado di distruggere entro pochi minuti tutte le forme vegetative, ma alcune spore possono sopravvivere anche dopo un contatto di molte ore.
Numerosi agenti chimici sono in grado di inattivare i microbi patogeni. la scelta del prodotto da usare dovrà essere fatta tenendo conto della sua tossicità per l’uomo e per gli animali e privilegiando un disinfettante che non sia corrosivo per i substrati su cui viene applicato, che agisca rapidamente e abbia un ampio spettro d’azione; infine non va trascurato il fattore economico. Tali agenti si suddividono in alcali (azione disinfettante e ottimo detergente); alogeni (ampio spettro d’azione dovuto all’elevato potere di penetrazione, deve seguire sempre un risciacquo accurato ed abbondante); alcoli (in soluzioni acquose, basso potere di penetrazione ed irritanti per i tessuti); aldeidi (molto usate ma irritanti per le mucose respiratorie e oculocongiuntivali, potenziali cancerogeni, corrosivi per i metalli, azione ridotta in presenza di materiale organico); fenoli (tossici e di minor attività germicida, emanano odori sgradevoli); composti dell’ammonio quaternario (attività disinfettante e detergente, hanno numerose caratteristiche positive come la bassissima tossicità, assenza d’effetto corrosivo sui materiali, elevata solubilità e stabilità, basso costo, anche se non hanno uno spettro d’azione molto ampio e vengono rapidamente inattivati in presenza di materiale organico); clorexidina (per disinfezioni in ambienti o negli interventi sulla mammella al termine della mungitura come prevenzione delle mastiti, agisce sui batteri ma non sui virus); composti anfoteri (più ampio spettro d’azione rispetto ai composti quaternari d’ammonio, utilizzati anche in associazione con quest’ultimi).
Ne deriva che il disinfettante ideale non esiste e la scelta va fatta in modo oculato e razionale.
Per disinfestazione si intendono tutte quelle operazioni che portano alla distruzione degli organismi trasmettitori di malattia all’uomo e agli animali.
I metodi alla base della lotta contro tali organismi sono prevalentemente chimici. (Una tecnica alternativa consiste nella liberazione di maschi sterili della specie che si vuole combattere, i quali, accoppiandosi con gli individui presenti in natura, possono portare alla riduzione della popolazione per il calo del numero degli accoppiamenti fecondi).
Gli insetticidi si suddividono, in sostanza, in quattro grandi gruppi: gli organoclorurati (ottimi insetticidi, anche contro gli insetti “utili”, e acaricidi, con tossicità non elevata, ma per le caratteristiche si accumulano nell’ambiente e nel grasso degli animali e dell’uomo, a lungo tempo vede resistenze); organofosforici (elevata tossicità acuta); carbammati (insetticidi e acricidi, tossicità abbastanza bassa); piretroidi (sostanza naturale dall’elevato poter abbattente con tossicità quasi assente, unici insetticidi che possono essere nebulizzati in presenza di animali, seppur con attenzioni).
In definitiva ci troviamo di fronte a composti che hanno portato evidenti vantaggi nell’ambito zootecnico e per l’uomo in generale, ma che essendo il più delle volte pericolosi si deve tenere presente il rischio che da essi può derivare: per l’operatore che li maneggia, per l’uomo che si alimenta dei prodotti dell’agricoltura siano essi di origine animale o vegetale, per l’ambiente.
Devono essere usati, qualora prodotti ancora permessi nell’utilizzo, con criterio e con attrezzature idonee
La concentrazione degli animali crea condizioni in genere favorevoli alle popolazioni di alcune specie di mosche che spesso raggiungono densità impressionanti diventando a loro volta un problema territoriale, sia di nocività sia di carattere sanitario, per la potenzialità di trasmettere agenti patogeni all’uomo e agli animali.
Le specie più diffuse (tutte caratterizzate da elevatissima prolificità, rapidità di ciclo biologico con 12-15 generazioni all’anno, “selezionatrici rapide” di ceppi resistenti ai più svariati principi attivi impiegati, eccezionale capacità di adattarsi ad ogni substrato alimentare che le fanno essere animali veramente dominatori del mondo) negli allevamenti avicoli, sono la Musca domestica, Fannia canicularis, Ophyra spp., Muscina stabulans, ecc.; negli allevamenti bovini sono prevalentemente diffuse la Musca domestica, Stomoxys calcitrans, ecc.
Sono tutte importanti vettori meccanici in grado di diffondere patogeni attraverso l’adesione alla superficie esterna del corpo, in particolare le zampe (sino a 26 milioni di batteri), sia attraverso l’ingestione seguita dal rigurgito o da defecazione (da 25 a 50 in un sol giorno).
Diversi studi rivelano come non sono assolutamente trascurabili gli effetti patogeni sotto il profilo della nocività e dell’impatto economico.
E’ soprattutto la continua azione di disturbo nei confronti degli animali che riduce l’efficienza della razione alimentare e la loro produttività: è stato osservato che, in seguito al controllo della sola specie Stomoxys calcitrans (comunque tra le più aggressive), si sono valutati incrementi di produttività dell’ordine del 10% (d’altra parte si è stimato sufficiente un aumento di produzione dell’1% per pagare una campagna di lotta efficace, chiaramente in linea con la sicurezza e lontana dall’approssimazione e dalla scarsa attenzione con cui viene gestito spesso il problema).
E’ interessante evidenziare che il fastidio agli operatori è considerato preminente dal 44,5% degli allevatori seguito dal fastidio agli animali (33,6%), mentre solo il 4,2% indica un danno sulla produzione (9,0% nel caso dei bovini) e il 15% non accusa nessun fastidio.
In realtà, quindi, sembra che le mosche non assurgono a ruolo di problema primario. Non lo sono per gli allevatori, fortemente impegnati sul versante della conduzione produttiva, e non lo sono spesso gli amministratori locali, raggiunti solo periodicamente dalle lamentele della cittadinanza.
Come si è visto parlando dei prodotti moschicidi, non esiste un mezzo o una tecnica in grado di far fronte alle infestazioni muscidiche negli allevamenti, ci si deve accontentare di una serie di strumenti parzialmente efficaci che solo l’abilità dell’operatore potrà integrare al meglio tenendo conto delle condizioni dell’ambiente in cui opera.
È necessario che si prenda carico del contenimento delle mosche assicurando una presenza continua ed una buona capacità di prevedere lo sviluppo delle dinamiche di popolazione delle specie nocive. Si deve quindi cogliere l’invito degli studiosi circa l’impegno per il continuo allargamento della visuale per essere “gestori” del problema mosche negli allevamenti, prevedendo l’uso anche di mezzi fisici come efficacissime lampade professionali a luce U.V., trappole alimentari o feromoniche, ecc. frutto di lunghe ricerche e che forniscono un utile strumento di monitoraggio consentendo di valutare meglio l’andamento dell’infestazione e, di conseguenza, di calibrare con maggiore precisione il momento di un eventuale intervento.
Ci sono anche degli accorgimenti pratici: tutte le azioni in grado di ridurre il livello di umidità dei substrati organici rendono l’habitat sfavorevole alle mosche e al contrario favorevole all’azione di parassiti e predatori. Le azioni per ridurre l’umidità vanno dalla corretta manutenzione degli impianti di distribuzione dell’acqua (abbeveratoi idonei), al mantenimento di un efficiente drenaggio, al potenziamento del sistema di ventilazione, alla razionale programmazione dei turni di rimozione delle deiezioni, favorimento al veloce essicamento del letame mediante sgrondo dei liquami dalla lettiera, aggiunta di paglia, copertura all’esterno del letame fresco (dove soprattutto le mosche depongono le uova).
Solo in tal caso il controllo chimico, inserito necessariamente come mezzo di supporto, prevedendo il bersaglio larve e il bersaglio adulti, diventa altamente efficace.
E’ da sottolineare il fatto che, secondo varie esperienze a seguito di indagini effettuate in vari allevamenti, è raro trovare la situazione in cui vengono applicate le norme di sicurezza che dovrebbero accompagnare l’esecuzione di ogni intervento se questo viene eseguito direttamente dallo stesso proprietario della stalla. Spesso, inoltre, risulta assente la pratica di trattamenti, come la stessa pratica di copertura della concimaia con teli di plastica neri, ecc.
A riconferma del fatto che esiste un atteggiamento di fondo, comune a buona parte degli allevatori che è quello di una generica sottovalutazione di questo tipo di problema. Il fatto trae origine verosimilmente da una carente informazione sugli effetti negativi che possono aversi sulle produzioni per la presenza di infestazioni entomatiche, ma anche da una visione spesso poco aperta a innovazioni nella conduzione della propria attività ed un atteggiamento sbagliato anche nei confronti dei mezzi chimici
La derattizzazione nelle strutture zootecniche ha lo scopo di prevenire l’insorgenza di malattie nell’uomo e negli animali domestici, di preservare i prodotti alimentari che possono venire consumati dalle varie specie di topi e di evitare i danni che essi provocano alle strutture. In primo luogo vi sono accorgimenti strutturali che possono essere adottati al momento della costruzione o nella fase di ristrutturazione degli insediamenti zootecnici, e misure igieniche di carattere generale che rendono più difficoltosa la sopravvivenza dei ratti (corretto stoccaggio degli alimenti, pulizia interna ed esterna evitando accumuli di rifiuti di qualsiasi genere e in modo da non fornire nascondigli ai roditori).
Topi e ratti, esseri onnivori con evoluzione comportamentale verso atteggiamenti opportunistici e parassitari, hanno negli anni conseguito straordinarie performances di sopravvivenza: possono sopportare condizioni di vita proibitive, come vivere e riprodursi a temperature fra -40°C e +60°C, nutrirsi utilizzando qualsiasi sostanza organica disponibile, dissetarsi con acqua di fogna, sopravvivere a shock elettrici fino a 200 volt per oltre un minuto, cadere da 20 metri superando agevolmente i conseguenti, gravissimi, traumi fisici, partorire in tempi brevi, nuotare a lungo in apnea, …
Le strategie di lotta vedono i presidi chimici di gran lunga i più importanti rispetto a quelli fisici (trappole meccaniche, collanti, inutili ultrasuoni) e biologici (predatori come gatti, volpi, donnole, serpenti, ecc. di gran lunga a numero inferiore delle prede; controlli genetici che avrebbero dovuto portare ad una selezione naturale senza successo per la capacità di eliminazione dei geni deleteri del patrimonio genetico, ecc.).
I mezzi chimici si suddividono in repellenti (in fase sperimentale, ma da soli non risolvono il problema); attrattivi (contrariamente ai repellenti, i feromoni o altre sostanze attraggono); rodenticidi acuti (non abbastanza efficaci, estremamente pericolosi per l’uomo e per le specie no bersaglio e da tempo vietati); anticoagulanti (di prima o di seconda generazione, i più efficaci, di ottima appetibilità, dallo scarso impatto ambientale e dalla ridottissima pericolosità di intossicazione. Sono i più costosi ma i più sicuri.
Inoltre, seguendo un’appropriata metodologia, i servizi della ditta ONGARO DISINFESTAZIONI grazie ai moderni strumenti compatibili con l’ambiente in cui avviene l’opera e ai prodotti Registrati al Ministero della Sanità ultimi ritrovati in campo mondiale, azzerano le probabilità di ingestione da parte di animali domestici e neutralizzano la possibilità di contaminazione agli alimenti.
E’ probabilmente impossibile quantificare accuratamente le perdite di derrate alimentari dovute alla presenza dei roditori, anche se l’OMS parla di 33.000.000 di tonnellate di alimenti che vanno perduti annualmente in seguito all’attività trofica di topi e ratti. In tutto il mondo circa il 25% delle coltivazioni in pieno campo e circa il 4% dei cereali immagazzinati vengono divorati o comunque resi inservibili dalla contaminazione di feci, urine, peli.
Incidenti gravissimi possono essere causati dalla costante necessità di rosicchiare che topi e ratti manifestano in funzione della toelettatura dei loro denti incisivi; improvvisi black-out provocato da tali danni può risultare ovviamente grave, soprattutto per la difficoltà di isolare il guasto lungo la complicata rete di distribuzione dell’elettricità.
Sempre in relazione alla presenza dei ratti nei capannoni, stalle, ecc. non si può dimenticare che essi costituiscono un continuo elemento di disturbo per gli animali d’allevamento e rappresentano elemento di stress, con conseguenti notevoli flessioni delle performances produttive.
Negli allevamenti suinicoli vengono segnalati addirittura casi in cui intere figliate di suinetti sono lesionate a morte da i ratti. In bovini alla stalla si sono notate spesso lesioni alle mammelle e alle parti distali degli arti; tali lesioni rappresentano ottimali vie d’accesso per l’impianto di infezioni secondarie anche molto gravi. Negli allevamenti avicoli infine sui registrano poi autentiche stragi d’uova e pollame.
Topi e ratti rappresentano vettori ideali di agenti patogeni pericolosi e sono causa di malattie virali, batteriche, protozoarie, ecto ed endoparassitarie (tra gli agenti virali trasmissibili: coriomeningite linfocitaria, encefalomiocardite, febbre emorragica con sindrome renale, rabbia, ecc. Fra le malattie batteriche la leptospirosi, listeriosi, la peste, la salmonellosi, la yersiniosi, la tularemia, la febbre da morso murino, ecc.
Tra le malattie endo-ectoparassitarie e protozoarie, le idatidosi-echinococcosi, la toxoplasmosi, la trichinosi, la schistosomiasi, ecc.).
ORIENTAMENTO SULLA PULIZIA, DISINFEZIONE E DERATTIZZAZIONE PER CONTROLLO INFEZIONE DA SALMONELLA NELLE AZIENDE AVICOLE
Se la Salmonella Enteritidis è conosciuta essere presente tra le galline ovaiuole o da carne, dovrebbe essere iniziato un integrato programma di controllo comprendente: approvvigionamento di cibo e pulcini non infetti da S.E.; severe misure di sicurezza (controllo del vettore; restrizioni all’accesso); controllo di insetti e roditori; ordinarie procedure di ogni ciclo di produzione, con successiva valutazione microbiologica; uso di misure di supporto come vaccini.
Solo programmi che prendono in considerazione le complesse modalità di trasmissione e l’interdipendenza delle misure di controllo individuale prese a livello di allevamento, avranno buone possibilità di successo.
Considerazioni di base: la S.E. può infettare gli allevamenti di polli attraverso l’ambiente così come mediante la riproduzione di polli infetti. Per essere in grado di proteggere gli uccelli dalle infezioni ambientali, dovrebbero preferibilmente essere soddisfatte determinate esigenze, come la qualità di edifici e materiali, cibo e acqua, così come il controllo di insetti e roditori, qualità di immagazzinamento della lettiera e istruzione dello staff (tra le altre cose informazioni sui potenziali rischi e precauzioni incluso l’uso di vestiti e stivali protettivi che possono essere disinfettati, così come visiere, occhiali di protezione, respiratori, maschere per naso e bocca e guanti appropriati, divieto di fumare, mangiare e bere durante il lavoro di pulizia, ecc.).
Quando un allevamento è infetto da S.E., un elevato numero di batteri contaminerà l’ambiente sia dentro e, in larga misura, al di fuori dell’edificio. Un numero molto piccolo di batteri della S.E. può risultare fatale per i polli (di quest’ultimi i vecchi sono estremamente sensibili).
Prima di concedere un adeguato tempo per completare le mansioni di pulizia e disinfezione, è opportuno dare spazio alla ricerca microbiologica che può fornire utili informazioni relative ai punti critici e ai luoghi in cui l’infezione potrebbe resistere o reintrodursi negli allevamenti.
Un completo programma di pulizia dovrebbe essere preparato prima di rimuovere gli animali, e le procedure dovrebbero essere progettate per incontrare le varie esigenze e dovrebbero essere messe per iscritto su tabelle
disponibili a tutta l’utenza.
Una volta rimossi tutti gli animali vivi e morti dagli edifici si iniziano le procedure di controllo di roditori e insetti (essenziale quindi la programmazione con la ditta professionale di disinfestazioni).
Attorno agli edifici dovrebbe essere mantenuta un’area pulita ed ordinata, prosciugata da acque stagnanti e priva di vegetazione.
Va rimossa tutta la lettiera e il letame dai pavimenti o dalle gabbie degli edifici, inclusi tutti gli angoli, perforazioni, ecc. spalando accuratamente anche attorno il perimetro. Possibilmente il tutto riempiendo i rimorchi con le deiezioni all’interno dell’edificio e coprire prima di muoversi per eliminarle.
Seguirà la procedura dello smantellamento dell’attrezzatura, ventole, mangiatoie, abbeveratoi, rimozione del cibo dalle linee di distribuzione. Spazzolare, spazzare, aspirare, strofinare da soffitti, installazioni luminose, travi, ripiani, parti ventilanti vie di passaggio (i pavimenti devono essere resi solidi) da cima a fondo rimuovendo tutte le parti rotte e tutti gli elementi sporchi che non possono essere puliti.
La pulizia “non a secco” consiste nel bagnare, lavare e risciacquare con acqua calda (40° C ottimali) anche con l’aggiunta di agenti disinfettanti mediante pulitori ad alta pressione e spruzzatori. Il lavaggio dovrebbe essere fatto in modo da rimuovere tutti i detriti e lo sporco finche’ le superfici sono rese visibilmente pulite. Dopo la risciacquatura asciugare tutte le pozzanghere e lasciare che l’edificio si asciughi durante la notte. Tutte le riparazioni dovrebbero essere fatte il più rapidamente possibile a questo punto (pavimento pieno di fessure, pannelli e porte danneggiati, ecc.).
A ispezione visuale fatta per il controllo dell’efficienza della pulitura e delle operazioni di riparazione, si procede alla disinfezione, ricordando che i disinfettanti sono efficaci solo sulle superfici pulite.
Seguirà un monitoraggio microbiologico dell’efficacia della pulizia e della disinfezione e solo tale operazione dirà se risulta necessaria un’altra opera di disinfezione.
Controllo dei roditori negli allevamenti di polli: una causa critica di contaminazione di S.E. è rappresentata da topi e ratti che possono diventare infetti da deiezioni degli animali contaminati e da altre fonti. L’esperienza ha dimostrato che il controllo della S.E. non è possibile se non è associato ad un efficace controllo dei roditori.
La S.E. può moltiplicarsi nei roditori e sono stati trovati fino a 1-4 milioni di batteri di S.E. in un singolo grumo di feci di un topo infetto in un allevamento di ovaiuole. Questo numero di batteri è sufficiente ad infettare una gallina ovaiola sana.
Concentrando i batteri nelle feci e defecando nelle mangiatoie e sulle cinghie per le uova estendono la contaminazione nell’allevamento e la contaminazione può coinvolgere tutto l’edificio tramite le linee distributrici di cibo, il trasportatore di uova e l’apparecchiatura per rimuovere le deiezioni.
I roditori possono anche infettare direttamente i polli e contaminare cibo e gusci d’uovo.
Topi infetti sono stati trovati in un singolo edificio di pollame per oltre 2 anni. Essi rappresentano un serbatoio di infezione anche dopo che tutti i polli sono stati rimossi, e possono contaminare il successivo gruppo di animali. Un intensivo programma di controllo di roditori ad ogni livello di produzione è necessario non solo per la S.E. in quanto sono i più importanti fattori di rischio per l’introduzione e trasmissione di altre malattie.
Il controllo dei roditori, che dev’essere pianificato, flessibile, continuo e la sua efficacia monitorata, non solo produce vantaggi economici ma garantisce la sicurezza per la salute a seguito del consumo di prodotti avicoli.
Gli allevatori spesso ignorano la vastità del problema sottovalutandolo, dimenticando il fatto che essendo i roditori animali notturni con preferenze alle aree di scarso passaggio di persone, magari non sono notati: invece per ogni topo durante il giorno è stimata una presenza di popolazione che può essere composta fino addirittura di 100 unità !
La prevenzione dell’accesso al cibo, all’acqua e ai ricoveri è una parte importante di ogni programma di controllo dei roditori.
Impermeabilizzazione ai roditori: individuare e chiudere tutti i percorsi di accesso; acciaio galvanizzato e cemento per sigillare e fissare le strutture sono i migliori deterrenti.
Anche le aperture per la ventilazione dovrebbero essere schermate in quanto i ratti possono passare attraverso aperture di circa 12 mm di diametro e i topi riescono infilarsi facilmente in larghezze anche di soli 6 mm. L’interno e l’esterno degli edifici devono essere mantenuti puliti per privare i roditori di luoghi per nascondersi, nidificare e nutrirsi. Tutta la vegetazione al di fuori dovrebbe essere mantenuta corta, e tutti i detriti e i resti del cibo, dentro e fuori, rimossi.
Il tentativo di eliminazione non chimica dei roditori ha dimostrato nelle strutture di cui argomento un risultato positivo limitato, rendendosi in definitiva solo un mediocre supplemento alle misure di controllo chimico: sistemi ad ultrasuoni sono stati usati senza successo, trappole e collanti catturano una minimissima parte, i gatti sono sconsigliati all’interno degli edifici in quanto possono trasmettere malattie, divenire infetti essi stessi o ferirsi con i macchinari là dove sono automatizzati.
E’ consigliabile assumere personale qualificato e autorizzato al controllo degli animali nocivi seguendo metodologie precise e sicure.
ONGARO DISINFESTAZIONI, dal 1970 garantisce un pronto intervento, l’opportuna consulenza e la massima professionalità.
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