1221* 28 dicembre 2024
Le blatte non sono tra gli esseri viventi più apprezzati nel mondo, essendo collegati alla sporcizia e alle malattie.
Gli scarafaggi sono, però, tra gli insetti più importanti dal punto di vista paleontologico: ci permettono di conoscere le condizioni ecologiche dei vari ambienti frequentati da questi animali.
A sottolineare questo presupposto è stato ulteriormente un gruppo di ricercatori dell’Open University e del National Museum of Scotland che ha scoperto poco tempo fa una nuova specie di scarafaggi, vissuti circa 180 milioni di anni fa.
Questo recente scarafaggio fossile è stato ritrovato nel Gloucestershire (Regno Unito), che nel Giurassico era attraversato da diversi fiumi e da aree boschive.
Gli studiosi hanno deciso di chiamare questa specie di scarafaggio Alderblattina simmsi.
L’importanza ecologica di questo scarafaggio era quello di eliminare e decomporre tutti i resti vegetali che non venivano usati dagli altri animali, tra i quali dinosauri come i sauropodi che in quel momento storico avevano iniziato a setacciare il pianeta per trovare ingenti quantità di foglie dagli alberi.
Lo studio pubblicato nella rivista Papers in Palaeontology ha assegnato questa nuova specie alla famiglia delle blatte Rhipidoblattidae, anche se esse differissero molto da tutti gli altri scarafaggi vissuti durante il periodo del Giurassico.
In effetti, sulle ali anteriori, questi insetti avevano due distinte macule subsferiche e una colorazione brunastra sulla punta delle ali. Tale caratteristica era assente negli altri gruppi di scarafaggi che erano presente all’epoca in Europa.
L’ipotesi sostenuta è che le condizioni ambientali estreme associate ad un evento anossico (mancata o diminuita possibilità di utilizzazione dell’ossigeno) abbia spinto i predatori a competere maggiormente per le risorse, agevolando a loro volta un’evoluzione nelle loro prede che le hanno portato a disporre di colorazioni
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