38* 20 febbraio 2020
È un lepidottero appartenente alla famiglia Tineidae le cui larve si nutrono di tessuti come lana, seta oltre ad altre tipologie di materiali contenenti cheratina e sostanze di origine animale come colle usate per rilegare libri. Si nutre talvolta anche di capelli umani e si rifugia negli armadi mangiando i vestiti presenti.
La Tineola bisselliella è considerata la varietà più comune. La sua larva è nuda e fila un poco di seta intorno alle sue provviste di cibo.
Esiste anche la Tignola delle pellicce (Tinea pellionella), meno comune della prima. Questo tipo di tarma è più piccola ed è di colore giallo o marrone grigiastro, con macchie marroni più scure sul primo paio di ali. Le larve vivono in un involucro fatto con frammenti di seta e tessuti.
Anche un’altra tignola, quella dei tappeti (Trichophaga tapetzella) è un’infestante che vive nelle stesse aree e vive in una galleria tortuosa, costruita con frammenti di tappeti e altri tessuti, tenuti insieme da bave.
La larva della tarma è un grave infestante in quanto può trarre il suo nutrimento non solo dai tessuti, ma anche da molte altre fonti. Hanno la capacità di trasformare la cheratina, proteina presente in capelli, peli e lana, in cibo. Sono attratte dall’umidità, non bevendo acqua la cercano nel loro cibo.
Le tarme adulte non mangiano né causano danni a vestiti o tessuti. Sono le larve le uniche responsabili di questo, poiché passano la loro vita a mangiare e alla ricerca di cibo.
Sia adulti sia larve amano luoghi con poca luce. Le tarme preferiscono aree buie o in penombra.
Una femmina può deporre centinaia di uova nella sua vita; lo fa in luoghi attentamente scelti per le migliori possibilità di sopravvivenza. Dopo la schiusa delle uova, le larve possono mangiare il cibo necessario in meno di due mesi, ma se le condizioni ambientali non sono favorevoli, si ciberanno ad intermittenza per un tempo più lungo, fino a due anni.
La lotta all’infestazione di tarme può avvenire mediante trappole collanti attivate con feromoni sessuali che attirano il maschio che non ha modo quindi di riprodursi. Aspirare e fare pulizia a secco dei tessuti infestati, quando possibile, riduce le tarme esistenti dai vestiti ed elimina l’umidità.
Lavare tessuti a temperature maggiori (per la lana esiste il rischio di infeltrimento) o congelare l’oggetto infestato per diversi giorni a una temperatura inferiore a 0 °C è decisamente una buona soluzione.
Anche l’utilizzo del ghiaccio secco eliminerà tutti gli stadi delle tarme.
I prodotti antitarme classici, naftalina (potenzialmente cancerogena e da anni bandita dalla vendita) ed i più recenti di diclorobenzene devono raggiungere un’elevata concentrazione per essere efficaci. Un’alternativa più sicura e più naturale è rappresentata dalla canfora.
L’ozono è un altro modo il cui utilizzo risulta tossico per le tarme, penetrando in profondità nelle fibre dei tessuti, attuando la disinfestazione.
Per quanto riguarda i prodotti chimici è consigliabile applicarli mediante nebulizzazione, atomizzazione o fumigazione con trattamenti ciclici. In molti casi, però, raggiungere la tarma con essi, quando questa magari è racchiusa sotto quantità di materiale, all’interno di sacchetti di nyoln e/o scatole, è pressochè impossibile.
Le trappole con attrattivo al feromone sopra descritte fungono da strumento di monitoraggio con lo scopo di pianificare le disinfestazioni, che hanno forza soprattutto come adulticidi.
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