Ratti e Topi, alcune caratteristiche

563* 28 novembre 2021

Dove ci sono gli uomini, lì ci sono sempre anche i topi e la loro società è l’esatto calco della società umana.

Il termine “topo”, in realtà, è un’invenzione letteraria, in quanto in zoologia non esiste un animale con questo nome.

Il termine scientifico che lo indica è Mus musculus, che corrisponde al cosiddetto il topo domestico.

La famiglia dei Muridi, cui appartiene il “topo” comprende 83 generi di animali, tra cui il Mus e il Rattus.

Del primo sono presenti in Italia più di 300 sottospecie, poi evolute nel corso del tempo, e così anche per il Rattus.

La storia dei topi è dunque connessa con quella degli uomini a partire da quando, sessanta milioni di anni fa, si estinsero i dinosauri, dominatori del pianeta, e cominciarono ad emergere i mammiferi, cui appartengono sia gli uomini che i topi.

Occorsero però altri milioni di anni a entrambi per “conquistare” la superficie del Pianeta.

Questo formidabile animale così come lo conosciamo ora proviene dall’Asia, dai deserti, dalle steppe e dalle foreste di quel continente.

Fu nel VII secolo a.C. che le popolazioni indiane si resero conto che la presenza dei ratti e topi era diventata endemica nelle loro abitazioni e presso i granai.

Seguendo gli spostamenti delle genti e dei commerci, i topi entrarono in un secondo momento in Africa.

Così in Egitto il Rattus alexandrinus diventò commensale delle riserve alimentari dei faraoni e s’incrociò con altri tipi di ratti dando vita al Rattus rattus.

In Europa è arrivato in modo stanziale nel XII secolo dentro le navi dei crociati di ritorno dalla Terra Santa.

In realtà il Rattus si trova già effigiato in bronzi votivi etruschi e su monete romane circolanti in varie regioni.

Quello che aveva trovato posto sulle imbarcazioni cristiane fu un ratto molto aggressivo e vorace, che dovette poi contendere il proprio territorio nel corso del XVIII secolo all’ancora più terribile Rattus norvegicus, denominato in tal modo perché creduto originario della Norvegia.

In realtà arrivò prima, probabilmente anch’esso dall’Asia dopo un terremoto devastante del 1727.

Il segreto della proliferazione dei topi è la loro sbalorditiva prolificità, che ne ha fatto sin dall’antichità un emblema della sessualità e li ha elevati presso alcuni popoli a divinità.

La femmina del ratto ha sei paia di mammelle, va in calore da sei a otto volte l’anno per una durata di sei ore.

In questo periodo viene corteggiata da molti maschi e si unisce a loro.

Può essere coperta in questo tempo da trecento a cinquecento volte.

Se poi si pensa che la gestazione è molto corta, ed è precoce nella capacità sessuale, si capisce come mai i topi si riproducano così velocemente e in numero così cospicuo.

Il Ratto norvegico, che infesta oggi le nostre città, è invece al confronto meno prolifico.

Sessualmente maturo dopo otto-dodici settimane, si riproduce tre o cinque volte l’anno con una gravidanza di tre-quattro mesi, e dà alla luce da quattro a dodici figli.

Vive circa tre anni e, se si calcola che da esso si generano circa 170 esemplari in questo arco temporale,  si arriva a conteggiare che da un solo ratto in tre generazioni di nove anni complessivi si producono 2.197.000 discendenti circa.

Inoltre, una femmina che ha partorito almeno una volta è in grado di riprodursi senza accoppiarsi in quanto possono ritenere gli spermatozoi o gli zigoti.

Si sa per certo che una femmina incinta di un ratto maschio, se ne incontra un altro geneticamente migliore, è in grado di far regredire i feti concepiti a vantaggio di una nuova gestazione dopo l’accoppiamento con il nuovo partner.

Il Mus musculus (topolino domestico) sembra invece essere arrivato attraverso lo Stretto di Gibilterra circa quattromila anni fa.

Ha colonizzato il nostro continente, scendendo poi verso la Pianura Padana e rifugiandosi nelle abitazioni, cantine e solai, quali domicili migliori.

I topi e i ratti hanno raggiunto, come sostengono gli studiosi, una forma pressoché perfetta, dato che da milioni di anni non subiscono più grandi trasformazioni e reggono bene le sfide ambientali in corso.

Ancora oggi i ratti e i topolini sono pressochè onnivori ed è proprio l’uomo il loro allevatore grazie ai rifiuti abbandonati per le strade delle città.

La lotta contro di loro è estenuante.

 

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