Calabrone Orientale: rischio sanitario

506* 25 settembre 2021

Segnalazione di aumento del rischio sanitario per l’uomo causato dalla diffusione del Calabrone orientale (Vespa orientalis) nella Regione Friuli Venezia Giulia.

Il Calabrone orientale può rappresentare un problema per la salute pubblica, dal momento che questi imenotteri aggressivi sono in grado di infliggere punture e morsi multipli e dolorosi alle persone ed anche agli animali.

La loro distribuzione comprende porzioni dell’Europa meridionale, dell’Asia sudoccidentale, dell’Africa nordorientale e del Madagascar.

Dal 2019 questa specie si sta espandendo al nord ltalia e nel corso degli ultimi anni è stata segnalata a Trieste.

La regina dopo aver svernato inizia la costruzione in tarda primavera di un nido primario di piccole dimensioni con pochi individui.

In seguito alla crescita numerica della colonia, i calabroni orientali durante l’estate costruiscono un nido più grande definito secondario che può contare fino a 900 individui.

Questo imenottero è ben adattato a vivere anche in ambìto urbano poiché la sua dieta è composta in parte da rifiuti di origine alimentare che cerca attivamente entrando nelle case o perlustrando in prossimità di esse.

Dal mese di luglio 2021 stiamo osservando una crescita esponenziale del numero di individui e di nidi di questo calabrone nella Regione Friuli Venezia Giulia con particolare riferimento alla città di Trieste ed all’area costiera che si estende da Muggia a Sistiana, con alcuni recenti avvistamenti anche sull’altipiano carsico.

Sempre dal mese di agosto 2021 il calabrone orientale ha iniziato ad attaccare attivamente alcuni alveari catturando ed uccidendo le api.

Il calabrone orientale ha un ciclo biologico ritardato di circa due mesi rispetto al calabrone europeo e pertanto, se non farà troppo freddo, il picco di crescita numerica delle colonie presenti nel nostro territorio è atteso per i mesi di settembre ed ottobre.

Pertanto, si segnala per opportuna conoscenza che i rischi sanitari per l’uomo causati dal calabrone orientale nei prossimi due mesi saranno più elevati rispetto agli altri mesi dell’anno.

I rischi sanitari per l’uomo sono di due tipi: rischio diretto da puntura molto dolorosa, con possibilità di effetti epatotossici, emolitici oltre che anafilattici (5-10 punture possano essere fatali al pari di quanto accade per altri calabroni “esotici” come ad esempio la Vespa velutina (ovvero il calabrone asiatico attualmente ancora non presente in Friuli Venezia Giulia).

Un calabrone può pungere più volte, la quantità di veleno iniettato dalla regina di calabrone, che a differenza delle api conduce una vita libera in ambiente esterno, è pari a varie volte la quantità di veleno inoculato dalle operaie, inoltre possono orientare il pungiglione anche di lato.

Il secondo rischio è quello indiretto, da contaminazione microbiologica della catena alimentare umana e degli alveari: il calabrone orientale si nutre anche di carcasse di animali morti, rifiuti e materiali organici in decomposizione e pertanto può trasportare dei microrganismi patogeni all’interno della catena alimentare umana (posandosi sui tavoli dei bar o dei ristoranti, sugli alimenti, etc.) oppure contaminare il miele e gli alveari sui quali si posa per catturare le api.

Questo rischio sanitario per l’uomo è noto sin dal 1920, periodo in cui un medico inglese che lavorava a Bagdad si accorse che i calabroni orientali si alimentavano di carcasse nel macello della città per poi spostarsi sugli alveari e sui tavoli dei ristoranti.

A tal proposito, di recente è stata fatta una prima indagine esplorativa sull’eventuale contaminazione della catena alimentare umana da parte di questo vettore eseguendo una batteria di test presso il laboratorio di Analisi ASUGI diretto dal Dr. Maurizio Ruscio, su alcuni esemplari catturati di recente.

La prevenzione del rischio sanitario causato da questa nuova specie di imenottero inizia dalla sua identificazione.

È uno dei pochi animali se non l’unico ad utilizzare anche l’energia solare per volare (il suo corpo funge da pannello solare), pertanto la sua attività è massima tra le 11 e le 15 del pomeriggio, a seconda della maggiore o minore irradiazione solare.

Visivamente, quando vola è veloce ma facilmente riconoscibile, poiché si vede una scia marrone ocra scuro con una banda gialla molto evidente.

Vola anche con le zampe aperte; frequenta con assiduiià le aree urbane dove sono presenti rifiuti come ad esempio i cestini delle immondizie oppure le isole ecologiche; si posa sui tavoli di bar e ristoranti attratto dagli avanzi di cibo; frequenta terrazze e corti interne degli edifici venendo attratto dai sacchetti delle immondizie stoccati temporaneamente all’aperto in attesa di essere smaltiti; si alimenta dalle ciotole del cibo di cani e gatti ed è attratto anche dal mangime secco e dalle crocchette per cani e gatti; si avvicina e si posa sulle arnie, spesso catturando le api direttamente all’ingresso delle medesime, oppure utilizzando la strategia di farsi seguire dalle api di guardia all’alveare per poi catturarle in volo.

A differenza del calabrone asiatico (Vespa velutina) il calabrone orientale (Vespa orientalis), di solito non sta fermo in volo stazionario davanti all’alveare ma vola attorno alle arnie per poi posarsi su di esse.

A differenza del calabrone europeo, il calabrone orientale nidifica anche nel terreno e pertanto potrebbe rappresentare un rischio anche per gli operatori che lavorano in agricoltura, in ambito boschivo, pulizia strade, etc.

I trattamenti contro questi insetti dovrebbero quindi essere eseguiti da personale specializzato, dotato di particolari tute certificate anti pungiglione.

Attualmente, per i “comuni” vespidi, ci sono anche trappole dall’esca specificamente progettata ed irresistibile per tutte le specie di vespe di cui abbiamo parlato in un altro articolo, priva di insetticidi, sostanze tossiche o nocive.

Trappole che già da qualche anno forniamo ai nostri Clienti poichè ottengono ottimi risultati.

A proposito di trappole, un apicoltore francese, che qualche anno fa ha subito danni devastanti alle sue arnie, ha inventato una trappola fatta apposta per calabroni giganti.

Una trappola priva di insetticidi ed innocua alle api, che anzi le difende.

Si tratta di una specie di imbuto, in fondo al quale viene messa un’esca zuccherina, nella quale i calabroni entrano ma non possono più uscire.

Potenzialmente attira molti altri insetti, api comprese.

La particolarità è che in questa trappola ci sono dei fori grandi quel tanto che basta agli insetti più piccoli per passarci attraverso e fuggire, bloccando invece i grossi calabroni.

La trappola costruita dapprima artigianalmente, viene in un secondo momento fatta con l’utilizzo di stampanti 3D.

 

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