256* 30 dicembre 2020
Sembra che il 2020 sia un anno particolarmente caratterizzato dalla presenza di nidi di vespe.
Questa infestazione è dovuta principalmente al tempo: le temperature miti e stabili in inverno e in primavera hanno contribuito alla loro riproduzione.
La richiesta di rimozione di nidi di vespe e nidi di calabrone si è fatta sentire sia in campagna come in città. I luoghi in cui fisicamente si sono formati sono generalmente in quelli più protetti, non per ultimi l’interno di camini, soffitte e cassonetti degli avvolgibili.
Probabilmente per le frequenti piogge che hanno caratterizzato la primavera e l’estate, le vespe non hanno prediletto nidificare in ambienti più esposti come ad esempio sotto coppi e tegole dei tetti.
La spiegazione di questo innalzamento di infestazione è da ricercare nelle temperature, sapendo che la regina si “sveglia” in primavera e va a costruire il suo nido.
La colonia cresce per raggiungere il massimo in piena estate. Risulta quindi più facile avvistarne i nidi in luglio ed agosto.
Con gli inizi dei primi freddi, le popolazioni di vespe diminuiscono gradualmente.
Ne consegue che una variazione significativa delle temperature può alterare il loro ciclo di vita.
Se si considera ad esempio la situazione in cui l’innalzamento delle temperature di inizio primavera venga seguito poi da episodi di gelo, è naturale che diventi fatale per le regine che sono diventate operative troppo presto e finiscono in tal modo per morire non trovando nutrimento.
Le temperature del 2020 hanno invece permesso alle regine di sopravvivere e di condurre fisiologicamente una vita senza dissidie.
Le persone con una forma di ipersensibilità (comunemente detta “allergia”) possono avere una grave reazione allergica verso la sostanza antigenica iniettata dai pungiglioni delle vespe.
Le vespe possono pungere più volte rispetto le api in quanto il pungiglione di queste ultime rimane bloccato nella pelle e quando l’insetto cerca di allontanarsi, il pungiglione si strappa dal corpo, provocandone la sua morte.
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