467* 11 agosto 2021
Abbiamo parlato un anno fa e all’articolo n° 445 del batterio Wolbachia, utile nella lotta alle zanzare.
Il sito ilgiornale.it pubblica un articolo, che più sotto riportiamo, dove conferma del progetto pilota ad Occhiobello ed Arzignano.
Sono una sessantina le tipologie di zanzare endemiche presenti in Italia.
Un progetto pilota a Venezia promette benefici sul lungo termine: ecco di cosa si tratta.
L’estate, si sa, è la stagione delle zanzare: loro sono sempre molto diffuse sul territorio italiano e lasciano i segni sulla nostra pelle con le consuete punture fastidiose.
Rischi e tipologie
In rari casi, poi, le zanzare possono agire da vettore e diffondere malattie virali che posso dare conseguenze anche gravi come la dengue (un caso a Bologna in questi giorni) e soprattutto la febbre del Nilo occidentale, la cosiddetta “West Nile”, divenuta ormai endemica del Nord Italia: è particolarmente diffusa in Emilia-Romagna e Veneto ed è trasmessa principalmente dalla zanzara comune.
Il decorso è per lo più asintomatico e in un quinto dei casi l’infezione provoca febbre con sintomi simili a quelli influenzali che scompaiono dopo pochi giorni. Raramente (un caso ogni 200), la West Nile può manifestarsi in una forma neuroinvasiva dalle conseguenze potenzialmente fatali, soprattutto tra gli anziani.
La dengue di cui abbiamo accennato prima, invece, è trasmessa dalla zanzara tigre ed è nota come “febbre spaccaossa” per gli intensi dolori ossei e muscolari che può provocare quando si manifesta.
La possibilità di ammalarsi è, comunque, bassa.
Quanto al numero, beh, non dobbiamo spaventarci: in Italia vivono circa 60 tipologie diverse di zanzare sulle 3.500 esistenti.
“Tuttavia, sono poche quelle che creano preoccupazione per la salute umana” afferma l’entomologo Marco Pombi, ricercatore in Parassitologia del Dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive della Sapienza Università di Roma.
Le “osservate speciali”, oltre alle nostrane che includono quella comune (Culex pipiens) e quella delle risaie (Aedes caspius), abbiamo anche un abbondante presenza di specie esotiche ormai stabili nel nostro Paese come la zanzara tigre (A. albopictus), quella giapponese (A. japonicus) o quella coreana (A. koreicus). “Nonostante le limitazioni dei viaggi, perfino la scorsa estate abbiamo registrato un piccolo focolaio di dengue in provincia di Treviso, innescato da una persona che aveva contratto il virus all’estero” sottolinea l’entomologo, spiegando che il contagio è partito sempre da persone e non da zanzare infette.
Come contenerle e difendersi
Tra le tecniche più comune, in ambiente rurale è di tipo chimico e si combatte con alcuni larvicidi durante la primavera per fare in modo di ridurre in parte la loro riproduzione.
“Se questa strategia non ha successo, verso la fine dell’estate si può ricorrere a insetticidi come i piretroidi per eliminare gli adulti” prosegue Pombi. Questo trattamento, però, potrebbe innescare fenomeni di resistenza tra le zanzare ed essere letale anche per insetti preziosi come api e bombi: per questo motivo si preferiscono rimedi biologici con l’introduzione di pesci come la gambusia, che si nutrono delle larve di zanzara in stagni e laghetti.
L’ultima strada prevede la modifica genetica come si sta cercando di fare negli Stati Uniti per contenere la zanzara dalla febbre gialla.
Nel nostro piccolo, intanto, possiamo utilizzare numerosi prodotti in commercio insetto-repellenti da mettere sulla pelle per evitare di essere punti oppure attaccare alle prese elettriche di casa alcuni strumenti utili ad allontarnarle diffusori e lampade ad hoc).
Esisono poi degli olii speciali, come quello di neem, utilissimo in generale per la pelle ma che funge anche da repellente per le zanzare.
Il progetto italiano
l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie è in prima linea nella lotta alle zanzare avviando un progetto pilota di controllo della zanzara tigre tramite il rilascio di maschi sterilizzati.
Il progetto è stato sviluppato dalla società di ricerca Biovecblok, uno spin-off dell’Università di Camerino, che ha avviato la sperimentazione nei comuni di Arzignano (Vicenza) e Occhiobello (Rovigo).
La sperimentazione prevede il rilascio di individui maschi di zanzara comune resi sterili dall’infezione del batterio Wolbachia con una tecnica non Ogm che soddisfa i criteri di sicurezza.
In questo modo, i maschi di zanzara non pungono, non recano alcun fastidio e non rappresentano alcuna minaccia per l’uomo. “Il batterio viene utilizzato per modificare la fisiologia dei maschi: il loro accoppiamento con femmine non infette produce una progenie sterile“, aggiunge l’esperto. Se il progetto andrà a buon fine, questa tecnica potrà rappresentare un’alternativa nella lotta ecosostenibile alle zanzare.
Perché è bene non ucciderle
Fin quando si prova a bloccare, in parte, l’azione fastidiosa delle zanzare nella specie umana non succede nulla. Discorso diverso se, per assurdo, avessimo la possibilità di sterminarle tutte. “Le specie che recano danno all’uomo sono una piccolissima percentuale del totale e inoltre il nostro sangue rappresenta un’eccezione nella loro dieta, basata per buona parte del ciclo vitale su zuccheri di origine vegetale” ricorda l’entomologo, chiarendo che “oltre ad agire come dei piccoli impollinatori, tanto gli adulti quanto le larve di zanzara rappresentano il nutrimento per un gran numero di animali, dagli uccelli ai pesci. La loro completa scomparsa avrebbe pesanti ripercussioni a livello ecologico.
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